Anche se LeBron di se stesso non lo dirà mai, anche se per lui il migliore resterà sempre Air Jordan, una ex star dell'NBA come Isiah Thomas non ha dubbi: è King James il Goat, il più grande di sempre. «Perché non abbiamo mai avuto un giocatore che riesca a combinare come LeBron il dominio sul parquet a tutto il resto. Per il primo aspetto ci sono le statistiche, e i numeri non mentono mai: nessuno ha avuto la sua resa e la sua costanza in ogni aspetto del gioco. Così come nessuno ha fatto ciò che ha fatto lui per le comunità in difficoltà». Per tutti questi motivi LeBron James è unico. Il bambino abbandonato dal padre e con una mamma ancora sedicenne, che ha trascorso la sua infanzia difficile («Ho visto di tutto: droga, omicidi; era folle») peregrinando tra divani e camere in affitto, fino a essere preso in affidamento dall'allenatore della squadra di football del quartiere, non è diventato solamente il migliore al mondo nel suo sport, il basket, un giocatore unico, il Prescelto, ma anche un uomo che ha impegnato la sua immagine per combattere le ingiustizie sociali. Qui lo raccontano e si racconta, racconta la sua forza inarrestabile: «Un giorno ho detto a me stesso: se sei talmente stanco che non ti senti più le gambe, continua a correre; e se ti senti morire, corri ancora più forte». Sicuro che il meglio per lui, sul parquet e nella vita, debba ancora venire.
«Non starò mai zitto davanti alle ingiustizie, e non mi limiterò a parlare solo di sport, come qualcuno pretenderebbe. Io sono parte della comunità. Mi interesso della mia gente, del razzismo, della società tutta. E sono consapevole di quanto la mia voce sia potente, e di quanto possa essere d'aiuto.»